Immaginario
Touring Club Italiano
125 photographs from
the Touring Club Italiano archive
Curated by Luca Santese
Critical text by Nicola Patruno
Artribune article
Tci article
Immaginario
(ENG)
The exhibition draws directly on the categories of the collective imagination that the Touring Club Italiano archives have contributed to form over more than a century of history. Imaginary is an operation of creation, reinvention, dissection and recomposition of single elements of the archives. It is not, therefore, a utopian creation ex nihilo. Imaginary is the journey itself, made up of archival and artistic photographs that dialogue with each other.
The panels allow the observation of the pulsating nucleus of the imaginary in it’s continuous becoming, creative and re-creative: one recognizes not only it’s singularities, but the force that they unleash in their editing, cinematographically understood. It’s the visitor’s own imagination, nourished by the images proposed in a rigorous sequence, that produces the movement of the images. The exhibition answers the questions: what is the collective imagination? How is it formed? The operation is also, intimately subtly, subversive because it neutralizes the formation of stereotypes, which are nothing more than crystallized, rigid, reified archetypes. Immaginario calls into question the representations of the present by sinking in full, archaeologically, in the fragments of the past. The present is thus put into perspective, it is given a depth of field that projects into a longer, stratified and dense process.


Immaginario
(ITA Extended)
La mostra attinge direttamente alle categorie dell’immaginario collettivo che l’archivio del TCI ha contribuito, in più di un secolo di storia, a formare. Immaginario è una operazione di creazione, di reinvenzione, di dissezione e ricomposizione di elementi singoli dell’archivio. Non si tratta dunque nemmeno di una creazione utopistica ex nihilo, dal nulla. Lo spettatore si trova dinnanzi a nuove costellazioni di senso prodotte con materiale pre-esistente, valorizzato in una esposizione che possa evocare e ricreare immaginari di sensazioni e di idee. Immaginario è il viaggio stesso, costituito da fotografie d’archivio e d’autore che dialogano tra loro, coinvolgendo il fruitore della mostra.
I pannelli permettono l’osservazione del nucleo pulsante dell’immaginario nel suo continuo divenire, creativo e ri-creativo: si riconoscono non solo le sue singolarità, ma la forza che esse scatenano nel loro montaggio, cinematograficamente inteso. Le immagini prendono vita nel paradossale movimento che si produce dal loro accostamento praticato dall’autore Luca Santese. È l’immaginazione del visitatore stesso, nutrita dalle immagini proposte in una sequenza rigorosa, a produrre il movimento delle immagini. La mostra risponde alle domande: cos’è l’immaginario collettivo? Come si forma? Come si formano, più precisamente, gli archetipi dell’immaginario? L’operazione è anche, intimamente e sottilmente, sovversiva perché neutralizza nel suo procedere il formarsi di stereotipi, che non sono altro che archetipi cristallizzati, rigidi, reificati.
Questo è confermato dal fatto che l’accostamento delle fotografie non accade secondo una sterile giustapposizione cronologica: le immagini intessono tra loro delle relazioni inedite, che al contempo confermano e sconfessano l’immaginario del viaggio, della percezione del mondo turistico, dell’antropologia etnologica e folkloristica. Immaginario spinge il fruitore oltre a tutto questo.



Nemmeno la prossimità geografica è un parametro di cui si nutre la curatela di Santese, perché le immagini comunicano tra loro anche al di là dello spazio, perché sono di per sé originariamente, già da sempre, in relazione nel luogo di provenienza: nel gesto dell’autore della singola immagine di volere utilizzare il mezzo fotografico per lasciare una traccia duratura di una esperienza difficilmente riproducibile. Il viaggio è passaggio e il documento ne è traccia, utopistica, disperata. Questa mostra è dunque una forma di ritorno, mistico se vogliamo, ad un “originario” che però non si è mai concretamente dato, materialmente, ma che è nelle impalpabili intenzioni, nell’inconscio e nel desiderio, dell’autore delle immagini stesse. È per questo motivo che non si tratta di una semplice ricostruzione, ma di una costruzione vera e propria di quel non-luogo, immaginario appunto, che continua a creare e ricrearsi nell’immaginario del popolo grazie alle fotografie di viaggio.





Vengono create, tavola dopo tavola, nuove potenzialità di sguardo, di osservazione e di riflessione. Con questa serie di tavole guardiamo al passato non in modo freddo, presuntuosamente oggettivo, ma sempre rispetto alle categorie del presente che cercano in modo selettivo nell’infinito archivio del passato. Inevitabilmente, inconsciamente, ci rivolgiamo al passato mossi dalle esigenze che animano il presente. Pur volendo perseguire un ideale di oggettività rispetto agli avvenimenti passati, la ricerca stessa, le modalità di essa, è subordinata al presente. Immaginario esplicita tutto questo e lo sovverte, ponendo il visitatore dinnanzi all’implacabilità di questo meccanismo e obbligandolo a farsene carico, a prendere posizione. Il passato non esiste, non è pensabile senza lo sguardo nel presente. La memoria è per sua natura selettiva ed è di questa selezione che si fa carico Santese.
La contemporaneità ha la tendenza ad assolutizzare il presente, a considerare cioè la vita umana, sia singola sia associata, come da sempre determinata dalle categorie che regolano la vita attuale. Immaginario mette in discussione le rappresentazioni del presente affondando a piene mani, archeologicamente, nei frammenti del passato. Il presente è così messo in prospettiva, gli viene data una profondità di campo che lo proietta in un processo più lungo, stratificato e denso.
Nicola Patruno